venerdì 21 gennaio 2011

L'Orso panzone

Nella storia di una pubblicazione è naturale avere dei periodi felici che si alternano a produzioni sottotono, oppure a scelte infelici, oppure ancora a congiunture sfavorevoli. Il numero Due di Comics Factory aveva avuto diversi incidenti di percorso e il successivo numero Zero, non era andato esattamente come ci si aspettava: eravamo davvero inesperti e alcune lacune nella nostro produzione erano davvero enormi, e questo era andato a discapito di pubblicazioni che erano state sì confezionate in tutta fretta per essere disponibili a manifestazioni come VoltaComics, ma che avevano al loro interno fumetti ben riusciti come "Like a Surgeon" di Bagi.
Per nulla rassegnati, abbiamo stretto le fila e ci siamo scervellati su quali erano i punti deboli del nostro lavoro, cercando di dare una svolta. Ecco com'è uscito Comics Factory Tre: doveva essere una rivista a tema, contenente la nostra interpretazione di fumetti mitici o che avevano comunque segnato la nostra formazione. Io, naturalmente, non potevo non cogliere l'occasione per dare la mia interpretazione di Saint Seiya e, al momento di definire di cosa parlare, decidemmo con Bagi i paletti del nostro lavoro.
Dovevano essere i Cavalieri dello Zodiaco, sì, ma nella nostra personale e caratteristica interpretazione. Niente eroismo esasperato o sceneggiature dal ritmo "esageratamente manga" (anche per questioni di spazio), ma alternanza a scene comiche e richiamo alle nostre "mitologie personali". Poste queste basi, fu automatica la scelta di inserire le nostre caricature come personaggi principali. E Bagi non si lasciò sfuggire l'occasione per prendermi per il culo…

giovedì 6 gennaio 2011

Sospettati, movente e occasione propizia

Allora abbiamo il movente e abbiamo anche i soliti ignoti che non aspettano altro che un'occasione. Trama banale? Bah, ho visto di peggio. Sono passati anni e sottolineo ANNI da quando quell'idea di Cloth diventasse realtà, un libo fatto di maldestri tentativi di approccio al mondo del fumetto, tra aggregazione e dissoluzione di entità e gruppi sempre molto inconsistenti. Come a dire: tutti vogliono fare fumetto, ma nessuno che sembrasse davvero disposto a farlo in concreto. Ma come disse una volta un tale, “farà fumetto solo chi vuole farlo veramente”.
Era il 2008. Un gruppo di amici, gente disorganizzata e con le idee poco chiare aveva cominciato a radunarsi periodicamente (o, per meglio dire, sporadicamente) per parlare di comics e manga, per confrontarsi, scambiarsi idee e condividere sogni. Ma tutto sarebbe morto da lì a poco, se non ci fosse balenata in testa una follia chiamata Comics Factory. Sì, una rivista a fumetti in un mondo, in un mercato in cui le riviste-contenitore non avevano né pubblico né successo. L'ho già detto: una follia, eppure dopo quattro anni siamo ancora qui. Non che a quel tempo ci contassimo davvero: avevamo sfornato un numero tutt'altro che fortunato (problemi di stampa e di impaginazione, fumetti mai terminati e una scadenza che era stata anticipata di mesi) e stavamo cercando il modo di venirne fuori. Qualcuno buttò lì un'idea malsana, il che di per sé non era una novità: Comics Factory a tema. Anzi, Comics factory tributo: non avremmo fatto delle cover, dei doujinshi. No, dovevano essere dei tributi, nostre interpretazioni, magari divertenti, meglio ancora se folli dei nostri fumetti preferiti. Serviva un'occasione, dicevamo, ed eccola qui servita su un piatto d'argento (lapsus freudiano, eh?). Erano passati solo dodici anni, ma alla fine ecco prendere vita il primo tassello di quello che sarà Episode S: era marzo 2009 e nelle libreria di Verona, prima, e in tutte quelle rifornite da Pan Distribuzione, poi, uscita Comics Factory numero 3.
Qualcuno di voi ha già visto questa copertina?