giovedì 11 novembre 2010

What if

Bisogna sapersi prendere con ironia. O, almeno, ci hanno convinto che deve essere così. È una maniera comoda, magari anche solo una scusa, per evitare di dover riempire di botte i propri amici/colleghi/conoscenti. E considerate che siamo una generazione cresciuta a pane e cartoni animati giapponesi, tutti botte e tette di fuori, e perciò inclini a violenze gratuite e reiterate. Brutta gente, già. Per cui è d'obbligo porsi dei limiti, darsi delle direttive, uno stile di vita, per prenderla con ironia…
Intanto gli anni passano e gli ex-bambini non si sanno stancare di cartoni animati giapponesi e botte. Binomio inscindibile, sembra: Ken Shiro, Rocky Joe e tutta un'infilata di Super Robottoni ne sono la conferma più lampante. Non perdono l'occasione per farcelo notare. Siamo dipendenti da un male che si alimenta da solo. Così noi, figli dell'atomo, gente della notte e fanciulli con addosso una lunga serie di epiteti, che varia dal poetico all'offensivo pesante, lungi dal voler negare questa nostra dipendenza e questa stretta correlazione, ci siamo ritrovati a volerne esserne autori. C'erano domande a cui rispondere e noi non potevamo esimerci da questa missione (o forse eravamo troppo allucinati per vedere un'altra strada): e se Toki non fosse stato malato, sarebbe stato più forte di Raul e Ken? E se Caesar non fosse stato abbagliato, avrebbe sconfitto Wamoo? E se Goku non avesse perso la cosa, sarebbe diventato fin da subito Super Sayan 4?
Ammettetelo: ci siete posti tutti almeno una volta a questi o altri deliranti enigmi. Chi diventa autore di fumetti, prima di tutto, questi quesiti non riesce a torglierseli dalla mente. Ci lavoro, ci si logora, ci sragiona, e alla fine comincia a elaborare un seguito, o un prequel, o una sua versione alternativa, per dare giustizia a personaggi carismatici ma sfortunati, o anche solo per analizzare LA domanda: what if? E se...?
Così anche chi riesce a fare carriera e a poter portare sulla carta d'identità la dicitura "fumettista" alla voce "professione", prima o poi ricasca in questi circoli viziosi  e i suoi personaggi, creati ex novo per una storia che magari si stacca completamente da quelli che sono i fumetti della sua formazione, i suoi personaggi dicevo prenderanno delle decisioni che sono influenzate dagli errori di queste serie mitiche e andranno a colmare le lacune di trame che non li hanno mai visti protagonisti. Perché dentro ogni fumettista rimane sempre vivo il ragazzo che avrebbe fatto una scelta diversa nell'evoluzione della trama di Dragonball o delle Bizzarre Avventure di Jojo. E quel fanciullo anela di poter riscrivere quelle storie o di poter narrare gli antefatti, perché queste storie, questi miti che ci portiamo dentro sono vivi. È per questo che ci piacciono tanto. E allora non ci stanchiamo mai di parlarne, di litigare perfino per delle sfumature della trama, perché la nostra curiosità non è mai sazia e deve essere nutrita con ogni più piccola nozione, anche a costo di scrivercela noi stessi.
Per cui quando vieni a sapere che ci sono guerre che vanno avanti dal tempo dei miti, che a combatterle ogni duecentoquaranta anni circa sono guerrieri che ereditano le armature delle generazioni precedenti, vestigia che portano nomi di altrettanti eroi di mitiche storie, devi, devi, DEVI conoscere almeno la trama di fondo di ogni storia, la successione maestro allievo, se si sono distinti o meno nelle precedenti Guerre Sacre o anche semplicemente cosa facevano in periodi di pace relativa. Ecco perché siamo qui. Per questo mio patologico bisogno di tutto chiò che riguarda i Cavalieri dello Zodiaco
Mi chiamo Nebbioso e sono Saint Seiya dipendente. Spero che parlarne mi possa aiutare…